Ecco allora che il matrimonio espressivo vero, sentito, torna ad essere quello col mondo della sessualità, stavolta esplorata senza censure per via radiofonica nel suo show ‘Lahaie, L’Amour et Vous’ per l’emittente RMC. Un appuntamento durato ben 16 anni, durante i quali Brigitte ha restituito agli spettatori e spettatrici la summa del proprio vissuto sessuale personale e pornografico con schiettezza e vivacità da un punto di vista femminile e femminista - termine quest’ultimo da non associare ad un’accezione fanatica o retorica, bensì sensibile alle varie sfaccettature di un universo ‘pansessuale’ appunto, mai fallocentrico né appannaggio delle sole ‘quote rosa’.
Personaggio mediatico audace, scomodo e spregiudicato, Brigitte non ha mancato di creare controversie e polemiche col suo modo di pensare e di esprimersi in totale libertà di pensiero riguardo all’universo sesso: inevitabile dunque che, accanto all’esperienza radiofonica proseguita nel palinsesto quotidiano di Sud Radio dopo la brusca interruzione della sua trasmissione ‘storica’ nel 2016, la Lahaie abbia trovato ampio spazio televisivo in dibattiti tematici, sempre contravvenendo a quelle ovvietà da pornostar, cosa che del resto lei non è mai stata: meglio definirla ‘opinionista’, ‘libera pornopensatrice’.
La notizia - perchè c’è una notizia - è che questa figura iconica del mondo hard, oggi 64enne, ha deciso lo scorso anno di tornare a fare sesso in un film. Non è un banale porno, non è un ‘fetish mature’, soprattutto non è dettato da motivi di qualsivoglia necessità economica né di ritorno d’immagine - quella Brigitte ne ha in quantità ottima e abbondante, in Francia. Si è semplicemente trattato di un progetto ambizioso il cui contenuto estetico e concettuale ha convinto la nostra a prendervi parte attiva. Il risultato si intitola profeticamente ‘Une dernière fois’, rappresenta il debutto registico in lungo minutaggio per la giovane Olympe de G, ed è stato rilasciato su Canal+ nei primi giorni dello scorso Luglio. Prestiamo attenzione alla trama, così come viene illustrata nel sito della regista:
Salomé, 69 anni, è una bella donna, in gran forma. Si rifiuta di invecchiare in una società che non si prende cura degli anziani in modo adeguato. Per questo ha deciso di pianificare la sua scomparsa. Ci lascerà nel Maggio 2020, in grande stile. Fino ad allora, dedicherà l'ultimo anno della sua vita a pianificare il suo ultimo pasto, la sua ultima passeggiata... ma soprattutto, l'ultima volta che farà sesso. Come donne, passiamo molti mesi, anche anni, a sognare la nostra prima volta. Perché non l'ultima! Per Salomé, che ha sempre dato un'importanza vitale al sesso, e la cui capacità di godere del suo corpo e del corpo dei suoi amanti è aumentata con gli anni, quest'ultimo momento di sesso deve essere come l'ultimo mazzo di fuochi d'artificio. Girato e aiutato da Sandra, documentarista, Salomé organizza un cast per questo ultimo momento di intimità con qualcuno. Vuole che sia grandioso. Nel suo salotto si susseguono sette persone di vario genere ed età. Parla con loro, poi li "mette alla prova" uno dopo l'altro. Giovani o vecchi, timidi o audaci, i loro corpi sono diversi; anche le fantasie e le pratiche sessuali. Salomé non si è mai sentita così viva e libera come da quando sa di non avere più nulla da perdere: osa tutto, scopre inclinazioni insospettabili. Dopo ogni intervista, confida ad Alexandra le sue impressioni, i suoi sentimenti. Con il passare delle ore, così come questi momenti di piacere esposti alla macchina fotografica senza timidezza, si instaura una vera e propria complicità tra le due donne. Un'attrazione inquietante, anche…chi sceglierà Salomé per avere un momento di piacere e di intimità? Un indizio per voi: anche quest'ultima volta sarà una prima volta per Salomé. Ogni fine non è forse anche un inizio?
Un po’ provocazione, un po’ mockumentary erotico, ‘Une dernière fois’ spiazza per la sfrontatezza con cui disegna un filo rosso tra libertà e scelta consapevole di morte, sesso come celebrazione e saluto estremo di una vita da archiviare in modo pacificato. Ma per Brigitte non è stato affatto facile concedersi questa nuova/ultima avventura sessuale sul set: ‘È stata Olympe a venire da me per offrirmi il ruolo di Salomé. Siccome ho sempre avuto una mente aperta, ho chiesto di farmi spedire il copione. Ho esitato - dice nell’intervista concessa al sito lesinrocks.com il 30 Giugno 2020 - perché sapevo di avere più da perdere che da guadagnare (...) Funziona molto bene per me alla radio e spogliarmi di nuovo per girare scene erotiche (...) era rischioso, considerando quello che ero nello splendore della mia giovinezza. Accettando di recitare il ruolo, ho pensato che avrebbe permesso alle donne oltre i 50 anni di capire che non sei ai margini perché hai superato una certa età’.
Questo per spazzare via ogni potenziale maldicenza su ipotetiche ‘motivazioni ‘alimentari’ che davvero sono fuorvianti per l’argomento e la persona di cui ci stiamo occupando. La questione è molto, molto più delicata. Si, perchè Brigitte è da sempre iscritta all’ADMD (Associazione per il diritto a morire con dignità), fattore direi decisivo nello spiegare la convinzione con cui l’attrice ha deciso di collaborare al progetto di Olympe. Il raccontare la storia di una fine voluta e ormai pianificata è tema caro ai principi morali dell’attrice francese, al suo attivismo riguardo a questa spinosa tematica da lei sempre dibattuta pubblicamente con convinzione. Il fatto di poter coniugare questo concetto con la nozione di ‘piacere sessuale definitivo’ ha fatto scattare la voglia incondizionata di farlo, questo film. Film che appare, metaforicamente, anche come un nostalgico saluto alla se stessa di quarant’anni fa, a quel corpo consacrato ad una pornografia ontologica e quindi spontanea, naturale evoluzione della sua prorompente sessualità di donna.
Come sottolinea purepeople.com, prima di dare il suo sì definitivo ad Olympe Brigitte ha imposto una piccola regola: ‘La sua unica condizione? Che non filmiamo il suo sesso in primo piano’ afferma la regista. Il motivo lo chiarisce la stessa Lahaie: ‘Non mi dispiaceva essere filmata mentre mi masturbavo o in una scena di cunni, ma non volevo che nessuno lo vedesse. Non che io abbia un problema con il mio sesso, ma non pensavo fosse rilevante per quello che sono oggi. Ho posto il veto’.
Su queste basi, il film potrebbe essere meglio descritto come un ‘erotico spinto’ in cui le performance hard non vengono restituite nei dettagli genitali. Elemento quest’ultimo che rafforza il senso di un pudore e di una dignità a cui la nuda 64enne non ha voluto transigere: non parliamo dunque di esibizione morbosa, bensì di messa in scena anzitutto rispettosa, seppur audace.
Ho visto una serie di suoi scatti di gioventù in cui fa le linguacce e gli occhi storti. Certo rimane sempre bellissima, ma dimostra un brio e un'ironia che ovviamente sulle pagine di Supersex non poteva esprimere. Al che mi ha fatto pensare a quello che ho pensato (scusate la ripetizione), per altri versi ovviamente, per Alban Ceray. E cioè che pur ribadendo di esserle grato per averci permesso di bearci di cotanta bellezza, forse avrebbe meritato qualcosa di più del porno.
RispondiEliminaCompletamente d'accordo con te, Roberto. Brigitte avrebbe meritato molto di più.
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